Come diventare counselor relazionale: studi e possibilità

Diventare counselor relazionale nell’epoca che stiamo attraversando si può rivelare una scelta professionale vincente, ma soprattutto una decisione con enormi risvolti dal punto di vista umano. Lavorare nelle professioni d’aiuto è rispondere ad una chiamata, alla volontà di servire e supportare gli individui a vivere vite piene e soddisfacenti, anche a partire da un momento di crisi. Conosciamo più da vicino questa professione e vediamo quali sono i canali di formazione per intraprenderla.

Counseling: che cos’è?

Il counseling è una tipologia di intervento a sostegno di persone che attraversano momenti di crisi di varia natura, dalla malattia alla perdita del lavoro. La finalità del counseling è quella di accompagnare l’individuo verso il superamento della difficoltà, contribuendo allo sviluppo della capacità di adattamento e reazione. Tra gli obiettivi vi è anche il potenziamento della abilità decisionali e di relazione all’interno di vari contesti, dalla famiglia alla scuola.

Il termine stesso è esplicativo. Il counseling prende il nome dall’inglese to counsel e dal latino consulo-ĕre, ossia venire in aiuto o consolare. Quest’ultimo è omologo di consulto-āre, consigliare o consultare. Quest’ultimo termine ci rimanda a ciò che avviene in una seduta di counseling: il ricorrere a un professionista con competenze superiori, atte a supportare nella scelta e nella riflessione rispetto a necessità contingenti.

Questa forma di sostegno alla persona nasce in temi recenti, ma non recentissimi. Le prime informazioni risalgono ai primi anni del Novecento, quando negli Stati Uniti alcuni operatori sociali adottarono il termine per indicare l’orientamento alla professione che veniva riservato agli ex soldati, alla ricerca di nuovi sbocchi lavorativi. Dagli anni Cinquanta si assiste ad ulteriori sviluppi in altri campi, dovuti a una fertile attività di ricerca in settori culturali affini, come:

  • Orientamento scolastico
  • Assistenza sociale
  • Psicoterapia
  • Orientamento professionale

Restando nell’ambito del nostro Paese il counseling sembra avere dei punti in comune con l’attività svolta nel settore dell’assistenza sociale a partire dagli anni venti. L’assistenza sociale non è ovviamente la stessa cosa, ma per certi versi si ritrovano spunti di riflessione analoghi.

In ogni caso, in Italia prima di sentire parlare di counseling vero e proprio bisognerà attendere gli anni Novanta, il decennio in cui nelle scuole di psicoterapia e in alcuni contesti associativi vengono per la prima volta regolamentate attività di questo tipo.

Cosa fa il counselor? Alcune linee guida

Oggi diventare counselor è possibile grazie a diverse possibilità di formazione, alcune strettamente legate all’ambito psicologico, altre indipendenti. Negli scorsi decenni il counseling indicava un’attività molto facente parte dell’approccio e della professione di tipo psicologico. Nel tempo si è resa autonoma, ma continua ad essere una parte integrante anche di altre professioni, come quella del consulente filosofico, del medico, dell’operatore o educatore.

Il nucleo fondamentale attorno al quale ruota la visione del counseling è la possibilità del cliente di sviluppare e mettere in campo la propria libertà di scelta e responsabilità. Per raggiungere tale obiettivo il professionista deve aiutare l’interlocutore ad attivare una visione di sé realistica, funzionale all’assunzione di scelte in cui interviene il minor livello di conflittualità, in qualsiasi ambito. L’attività di counseling si esplica in una relazione e una comunicazione capace di portare l’individuo ad un buon livello di autoconoscenza, in cui può entrare in contatto con le proprie risorse personali, ottimizzandole e utilizzandole per il miglioramento del proprio stile di vita, in modo creativo ed efficace.

È molto importante ribadire uno dei concetti cardine del counseling, un assunto che devi far tuo se hai deciso di diventare counselor relazionale. Lo scopo fondamentale resta sempre l’autonomia del cliente, che deve prendere da sé scelte e decisioni.

La relazione d’aiuto e il counseling: i pilastri

Tra i fondatori del counseling possiamo assolutamente citare Carl Rogers. I principali punti su cui ha posto l’attenzione questo studioso sono:

  • Ascolto attivo
  • Empatia
  • Accettazione incondizionata

Con questi tre punti ha segnato i cardini di un modello, che accompagna l’individuo alla scoperta delle proprie innate risorse. Il modello di Rogers viene spesso definito come approccio centrato sulla persona e la convinzione di fondo è quella che il comportamento umano emerga da una fonte energetica ben precisa: il bisogno di autorealizzazione. L’autorealizzazione presuppone che la persona possiede già insite in sé tutte le risorse di cui necessita per il superamento dei contesti e delle situazioni di crisi.

Il counselor è il professionista che attraverso le proprie abilità, competenze e talenti favorisce e agevola le situazioni di superamento del disagio, non solo negli individui ma anche nei gruppi. Esprimendo quest’ulteriore peculiarità dell’approccio legato al counseling possiamo affermare che un’altra parola chiave di questo genere di professione è empowerment.

In sintesi possiamo definire il counselor come una persona:

  • Empatica
  • Congruente
  • Autentica
  • Consapevole dei propri pensieri, emozioni, valori

Tramite queste capacità lavora sullo stato di salute psicofisico del cliente, aiutandolo nel processo di consapevolezza verso una maggiore autonomia nelle scelte di vita. Le tecniche che utilizza nello svolgere la sua professione sono:

  • Esplorazione con domande aperte/chiuse
  • Chiarificazione per incentivare l’elaborazione
  • Parafrasi per focalizzare e enfatizzare il contenuto del cliente
  • Riformulazione per consapevolizzare il cliente
  • Delucidazione per connettere elementi multipli

Tutti questi punti contribuiscono all’autocomprensione e all’autoesplorazione del cliente.

Diventare counselor e counselor relazionale in Italia

In Italia si deve ancora fare chiarezza sulla figura professionale del counselor. Molti psicologi possiedono master in counseling e lavorano con questo approccio. Ma esistono anche counselor che non sono psicologici. La professione tuttora non è organizzata tramite un ordine professionale riconosciuti e rientra nelle cosiddette “professioni intellettuali” per le quali non è stato stabilito uno specifico iter. La normativa lascia al professionista la libertà di scelta per quanto riguarda la qualifica professionale, che può avvenire tramite un’associazione o attraverso un’autoregolamentazione volontaria e anche per quanto riguarda la formazione. Ciò non significa che ci si può definire counselor senza avere le giuste competenze.

master in counseling

L’Università del Studi  Niccolò Cusano propone un percorso di studi finalizzato ad acquisire il giusto bagaglio di conoscenze per lo svolgimento della professione. Il Master di I Livello in Counseling relazionale nei contesti scolastici, educativi e socio-sanitari si pone come obiettivo quello di formare professionisti esperti nelle tecniche di comunicazione peculiari del counseling relazionale. Counselor che sappiano avviare processi relazionali d’aiuto, soprattutto nei contesti scolastici ed educativi, come in quelli sociosanitari.

Per lavorare all’interno di questi settori è necessario avere una buona predisposizione alla relazione d’aiuto, ma non basta. Sono di vitale importanza anche le conoscenze specifiche, legate agli aspetti organizzativi e comunicativi dei suddetti contesti.

Il master offre un approccio teorico trasversale, che pone al centro la persona e le sue capacità di gestione del cambiamento, sempre tenendo in considerazione l’ottimale stato di benessere psicofisico dell’individuo, strettamente legato al benessere psicosociale più generale. Non è il problema in sé ad essere al centro dell’intervento di counseling, ma la persona, con tutto il suo potenziale, che il professionista deve saper tirare fuori e valorizzare.

Possiamo così indicare sinteticamente gli obiettivi del master:

  • Acquisizione ed empowerment del livello di consapevolezza dell’utente
  • Acquisizione di strumenti e strategie di prevenzione e tutela del benessere psicofisico
  • Sperimentazione e acquisizione di tecniche di sensibilizzazione
  • Acquisizione di metodologie relazionali
  • Acquisizione di capacità relazionali ed emotive per la gestione delle dinamiche interpersonali e di gruppo

Questi sono sono alcuni degli aspetti. Il piano di studi prevede una durata annuale del master, pari a 1500 ore di impegno complessivo, corrispondenti a 60 cfu. Tutta la proposta è veicolata tramite modalità e-learning, per consentire a chiunque di frequentare le lezioni in qualsiasi momento, coniugando lo studio con qualsiasi altra esigenza personale.

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