Favole di Fedro: ecco le 5 più famose (e cosa ci insegnano)

Appassionati di favole e morale, ecco l’articolo che fa per voi. In queste pagine, infatti, lo staff dell’Università Niccolò Cusano di Trieste vuole raccontare alcune favole antiche colme di contenuti moralizzanti. Analizzeremo per la precisione il contesto storico e il bisogno che ha portato alla scrittura delle favole di Fedro, tra le più famose dell’antichità.
favole di Esopo
Le favole di Fedro, come di Esopo prima di lui, fanno parte di una tradizione radicata sia in Oriente sia in Occidente: attraverso una narrazione piacevole questi scritti, infatti, dovevano arrivare a stimolare una condotta di vita prudente, laboriosa e cosciente di limiti e virtù.

Come accennato, nella tradizione occidentale la favola si lega indissolubilmente al nome di Esopo, personaggio vissuto tra il VII ed il VI sec. a.C. al quale viene attribuita la codificazione del genere.

Il corpus di favole di Esopo sarà poi ampliato e rielaborato da altri grandi autori come – appunto – Fedro, vissuto nel I secolo dopo Cristo ma anche Babrio (del II sec. d.C) e Aviano (vissuto nel IV sec. d.C).

L’opera di Fedro: le Fabulae

Fedro scrisse all’inizio del I secolo d.C la sua opera più famosa: Le Fabulae (il titolo completo è Phaedri Augusti liberti Fabulae Aesopiae). Questo testo si suddivide in cinque libri e nel prologo Fedro ammette di essersi ispirato all’autore greco Esopo, vissuto circa seicento anni prima.

Il fulcro della questione è che le favole debbano essere testi educativi e facilmente comprensibili da tutti e universali e proprio per questo vengono spesso usati come protagonisti gli animali. I caratteri etici del bene sono, così, rappresentati da agnelli, cani, uccelli e topi mentre nelle vesti del maligno troviamo gatti, lupi, leoni e rospi..

Infine, Fedro caratterizza le sue favole con un breve incipit o con una conclusione che spiega nel dettaglio a chi quelle righe sono rivolte

Favole con morale: ecco le cinque più famose

Ma ecco cinque fiabe famose di Fedro che nascondono un’importante morale; analizziamole insieme e scopriamo che  – a tutt’oggi – sono ancora estremamente attuali e andrebbero presentate ai fini di una istruzione pedagogica e di un mantenimento delle virtù anche in età adulta…

La Volpe e l’Uva

Iniziamo forse dalla fiaba più famosa dell’autore latino. Il testo della favola recita così:

Una volpe affamata arrivò  davanti a una pergola carica di uva. Fece molti tentativi con balzi e rincorse ma l’uva era troppo in alto e non riuscì a mangiarne: “Non è matura”, borbottò, “Acerba non mi va”. E se ne andò.

Chi minimizza ciò che non sa fare ripensi a questa favola, è per lui.

La morale della favola è fin troppo evidente: è dedicata a chi usa minimizzare le proprie incapacità e – invece di impegnarsi – lascia le cose come stanno pensando che non serva dedicarsi ad un miglioramento personale.

Il cane fedele

Chi diventa generoso all’improvviso piace agli sprovveduti, ma non inganna chi conosce la vita.

Un ladro a notte fonda gettò un buon boccone a un cane per farselo amico:

“Oh – abbaiò il cane –  vuoi chiudermi la bocca perché non svegli il mio padrone?  Starò invece molto attento affinché tu non ci guadagni!”

Anche nel caso di questa brevissima favola la morale è evidente: se si è attenti e lungimiranti non ci si lascerà ingannare da false promesse. D’altra parte una generosità improvvisa ed immotivata può “conquistare” gli sprovveduti ma non chi si affida al ragionamento e all’esperienza.

La rana scoppiata ed il bue

Chi non ha possibilità e vuole imitare il potente, finisce male.

Un giorno la rana vide un bue al pascolo e presa da invidia per tanta grandezza gonfiò la pelle rugosa. Poi chiese ai suoi figli se fosse più grossa del bue : risposero di no. Tese di nuovo la pelle con sforzo maggiore e chiese ancora chi fosse più grande; risposero : il bue. Alla fine, esasperata, mentre cercava di gonfiarsi ancora di più,  il suo corpo scoppiò e così morì.

Le manie di grandezza sono deleterie: ecco la morale della favola di Fedro. E se si cerca di atteggiarsi a ciò che non si è, senza restare umili, si rischia di finire male.

I due muli da soma

morale della favolaContinuiamo con un’altra fiaba e ne leggiamo qui di seguito il testo…

Due muli andavano con un carico sul dorso. Uno portava denaro e gioielli, l’altro due sacchi di orzo. Il primo marciava eretto, fiero, e ostentava sonagli luccicanti, mentre l’altro seguiva quieto e placido.

All’improvviso furono assaliti dai briganti che si gettarono sul mulo ricco, malmenandolo, e gli strapparono il prezioso carico. Al modesto carico di orzo nessuno fece caso.

Il derubato piangeva disperato, ma l’altro disse: “Sono felice di contare poco: nessuno mi ha ferito e niente ho perduto.”

La ricchezza è soggetta a molti rischi, chi possiede poco è più sicuro.

Ostentare ricchezza, opulenza e benessere senza dare una mano a chi ha bisogno e vive in povertà è il modo migliore per attirare calamità. Infatti, l’umiltà così come la gentilezza sono doti da coltivare. Proprio questo insegna questa favola latina, ancora oggi estremamente valida.

Il lupo ed il cane

Quanto sia dolce la libertà, voglio esporlo in breve.

Un lupo magro e affamato incontra un cane ben pasciuto.

“Da dove vieni così lucido e bello ? Cosa mangi per mantenerti così ?  Io sono più forte ma patisco la fame”

“Puoi star bene anche tu se vuoi, basta che presti lo stesso servizio al padrone”

“Quale servizio ?”

“Custodire la casa di notte e spaventare i ladri”

“Ma io ci sto ! Sono stanco di questa vita di stenti. Deve essere bello avere un tetto e riempirsi la pancia senza cacciare. Vengo con te.”

Cammin facendo il lupo vide che il collo del cane era un po’ segnato: “Cos’è quel segno ? “

“Oh .. non è niente”  

“Mi interessa sapere”

“Qualche volta, mi tengono legato, perché possa riposare durante il giorno, e rimanere sveglio durante la notte. Ma alla sera posso girare liberamente, e mi danno da mangiare”

“Ma se si ha voglia di uscire si ha il permesso ?”

“Ogni volta che si vuole … no.”

“Addio amico, preferisco mangiar poco in libertà che molto in prigionia”.

Il valore inestimabile della libertà emerge prepotentemente tra le righe di questo dialogo tra un cane con collare e catena – seppur con la pancia piena – e un lupo libero di vivere la propria vita – anche subendo dei disagi. Anche oggi questo valore è importantissimo e purtroppo si tende spesso a dimenticarlo.

Fedro dice che la libertà è “dulce”: termine che, seppur tradotto letteralmente in italiano, custodisce altri significati  più profondi come ad esempio “cara” e “soave”.

Vi sono piaciute queste favole? E ne avete tratto giovamento? Sono oltre venti le fiabe dell’originale Fabulae di Fedro e potete leggerle tutte qua e là sul web e anche utilizzarle se volete avvicinarvi alla conoscenza o allo studio della lingua latina.


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