Storia di Trieste dalla nascita ad oggi
Sono moltissimi i giovani universitari iscritti ai corsi online della Unicusano ad essere interessati alla storia di Trieste, la loro città, partendo dagli albori fino ad oggi. Essendo un territorio di confine, infatti, tra la popolazione si sente l’appartenenza a ceppi diversi sia linguisticamente sia culturalmente.
Inoltre l’interesse verso la propria storia è assai radicato tra le nuove generazioni di giovani triestini che sempre più si appassionano ad usi e costumi al fine di valorizzare il territorio e comprenderne a fondo le potenzialità.
Proprio su questo filone, ad esempio, si sta sempre più sviluppando in zona un turismo sostenibile che mira a potenziare e sviluppare le risorse del territorio, facendole conoscere a turisti di tutta Europa e tutto il mondo, senza ovviamente dimenticare gli italiani.
Per dirne una, si sta sviluppando sempre più un turismo legato al filone enogastronomico della zona: se battutissime sono le vie del vino del Friuli Venezia Giulia, altrettanto da conoscere sono le specialità gastronomiche influenzate dalla cultura slava e balcanica.
Dunque è facile ricollegarci alla storia di Trieste e alle peculiarità che questa conferisce a ciò che gli universitari che risiedono, studiano e vorrebbero lavorare in questa città vogliono potenziare e valorizzare. Prima di tutto, però, occorre conoscere la storia di Trieste e del Friuli partendo proprio dagli inizi
Trieste: storia, cultura e tradizioni
Iniziamo allora a vedere nel dettaglio come la città ha fatto fronte nelle diverse epoche storiche e come queste peculiarità “immagazzinate” nel corso degli anni possono essere ritrovate ancora oggi…
Trieste nell’antichità
Le origini della città di Trieste sono davvero antichissime tanto che si possono far risalire già all’epoca preromana. Ma la città assunse la connotazione di “urbe” solo dopo il II secolo d.C. quando questo piccolo borgo abitato solo da pescatori divenne colonia romana di conseguenza arrivarono le prime opere architettoniche come il Foro ed il Teatro, i cui resti sono visibili ancora oggi sul colle di San Giusto.
Dopo i fasti imperiali di Roma, la città decadde a seguito delle invasioni barbariche a partire dall’inizio del III secolo d.C. Queste invasioni e le varie occupazioni durarono fino al IX secolo quando la città arrivò sotto l’egemonia dei Franchi.
Trieste e le dominazioni straniere
Trieste come libero comune si riuscì ad affermare solo nel 1300 quando la popolazione si affidò alla protezione di Leopoldo III d’Austria, instaurando così un lungo e fecondo rapporto con la dinastia asburgica. Sotto l’Austria, infatti, Trieste assunse la connotazione di Porto Franco arrivando così ad essere uno dei principali porti europei e il più grande e frequentato dell’Impero.
In quel periodo, inoltre, Trieste iniziò a palesare la sua connotazione multietnica in quanto la città – fiorente porto e nodo economico e commerciale – diventò meta di immigrazione per istriani, veneti, dalmati, friulani, sloveni,(austriaci, ungheresi e anche serbi e greci.
Gli abitanti di Trieste, così, iniziarono a delinearsi nel crogiuolo di razze che sono tutt’ora e che – conseguentemente – si rispecchia negli usi e costumi e nella tradizione culinaria triestina. E non solo: il cosmopolitismo a Trieste si può vedere anche nella varietà di luoghi di culto, nei dialetti, nei nomi e nei cognomi stessi dei triestini.
Un dato interessante (anche se la statistica è di inizio ‘900) riguarda le differenze linguistiche: il 51,8% degli abitanti parlava italiano, 24,8% sloveno, il 5,2% tedesco e l’1% il serbo o croato.
Questo fu anche il periodo della grande espansione cittadina: il vecchio borgo antico non riuscì più a contenere tutta la popolazione e così la città si espanse guadagnando terreno sul fronte mare e collegando progressivamente i vari colli che si protendono a ventaglio dall’interno verso la costa.
La Trieste moderna
Il passaggio alla Trieste moderna avvenne nel 1719 di pari passo con l’editto emanato dal re Carlo VI che sancì per la città la condizione di Porto Franco e questo fece accrescere a dismisura i già numerosi traffici portuali e commerciali portando alla città ricchezza e prosperità.
Nel XIX secolo vennero fondati in città banche, grandi gruppi assicurativi e la Borsa – a dimostrazione dell’agiatezza dei triestini e della floridità dei commerci.
Nonostante la ricchezza e il dominio dell’Austria, Trieste continuò sempre ad avere stretti rapporti con l’Italia sia commerciali sia culturali; ecco perché la spinta verso l’annessione è sempre stata molto forte.
Negli anni della Prima Guerra Mondiale, nelle montagne friulane si combatté proprio con questa finalità: riannettere Trento e Trieste all’Italia, strappandole dal gioco austriaco. Il ritorno all’Italia, così lungamente atteso, avvenne nel 1918, in un tripudio di bandiere tricolore. Unico punto a sfavore fu il fatto che Trieste perse la sua unicità di Porto Franco e la sua connotazione commerciale mitteleuropea, essendo “retrocesso” a porto qualunque.
In seguito alla disfatta della seconda Guerra Mondiale, invece, scoppiò la cosiddetta “questione triestina” in riferimento alla contesa sui territori della Venezia Giulia tra Italia e Jugoslavia. In questo periodo di tensioni sociali e politiche, molti dissidenti persero la vita ed i loro corpi vennero gettati nelle cosiddette “foibe”, delle cavità carsiche tipiche ella zona, da parte dei partigiani jugoslavi e dell’OZNA.
Nonostante l’occupazione italiana e la successiva annessione (nel 1920), l’armistizio dell’8 settembre 1943 sancì occupazioni militari da parte di tedeschi e truppe jugoslave nei territori del Friuli. Solo l’intervento degli alleati americani ed il successivo trattato di Parigi del 1947 riuscirono a far concludere la questione – purtroppo a sfavore dell’Italia.
Infatti, Trieste e l’Istria vennero inizialmente suddivise in due zone (A e B) amministrate militarmente dagli alleati e dagli jugoslavi: la prima comprendeva il litorale giuliano da Monfalcone fino a Muggia più l’enclave di Pola, la seconda il resto dell’Istria. La situazione si sancì definitivamente solo nel 1954 quando col Memorandum di Londra la Zona A passò all’amministrazione civile del governo italiano, mentre l’amministrazione del governo militare jugoslavo sulla Zona B passò al governo della Repubblica socialista.
Questa divisione di territori venne, infine, ratificata da un trattato NATO nel 1975.
Enogastronomia a Trieste e in Friuli
Come già accennato, una delle peculiarità di Trieste è il cibo tipico. Dunque qui di seguito vediamo alcune pietanze tipiche del Friuli: dall’aperitivo fino ai dolci.
Per l’aperitivo il must sono spritz e rebechin (stuzzichini): nello specifico polpette di carne, tartine di pane con prosciutto e kren grattuguato, jamar e tabor.
Tra i primi piatti segnaliamo senza dubbio la jota: zuppa di fagioli, crauti e cotenna di maiale, la minestra di fagioli e bobici (mais) e gli gnocchi di pane conditi con il gulash.
Proprio il gulash così come il tabor sono protagonisti dei secondi piatti tipici della zona insieme alle luganighe viennesi (salcicciotti lunghi), le cevapcici (salciccette di carne macinata insaporite con l’uso delle spezie), la calandraca (spezzatino), i capuzi (crauti) e le patate.
Anche i secondi piatti a base di pesce sono tutti da gustare: sardoni in savor, pedoci allo scotadeo, gamberi alla besara, merluzzo alla istriana e baccalà mantecato.
Infine, anche la pasticceria triestina è famosa e buonissima. I pezzi forti ci sono tutti: putizze, pinze, fave e strucoli. Tra i dolci segnaliamo anche gli gnocchi di susine che molti ristoranti servono ancora come primo piatto.
Infine, un buon pasto non può che essere accompagnato da un bicchiere di buon vino. I vini tipici del Friuli sono il rosso Terrano e la vitovska, un ottimo vino bianco usato negli aperitivi